Piacere, desiderio e soddisfazione sessuale femminile sono vissuti e affrontati in modo controverso. A volte taciuti, spesso incompresi.

Del resto il piacere della donna non è esistito per la scienza fino al ventesimo secolo.

Prima la sessualità femminile era occultata da tratti folli, patologici. La frustrazione sessuale imposta alla donna veniva etichettata come isteria.

La femmina era un contenitore di carne destinata al desiderio del partner, educata a soddisfare il marito ed occuparsi dei figli.

Idealizzata e angelica, una signora non poteva avere desideri o fantasie.

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Il piacere femminile oggi

Ma ancora oggi, nel modo in cui viene culturalmente raccontato il mondo femminile, riecheggiano significati ambigui, ben poco moderni, per i quali la donna ha soprattutto il compito di rendere felice il partner, di essere oggetto del piacere maschile e non soggetto del proprio.

Messaggi che arrivano da lontano, insinuati profondamente nel sentire comune.

Perché l’idea di desiderio e soddisfazione femminile imbarazza.

Si parla ovunque di sesso in modo disinibito e assillante però è preferibilmente la femmina colei che ammicca, provoca, stimola gli appetiti degli uomini.

Anche se emancipata nella vita, nell’immaginario sessuale, campo da gioco maschile, è lei che deve fare di tutto per accaparrarsi l’interesse dell’altro.

Una ricerca pubblicata proprio in questi giorni dall’agenzia statunitense Classification and Rating Amministration (CARA), che si occupa di selezionare i film come pellicole per tutti, adatte alla visione di bambini o vietate ai minori, dimostra che i genitori americani temono più le sequenze a tema sessuale che le immagini violente (da noi la situazione è contraria).

E a proposito di piacere maschile e femminile, sempre negli USA, secondo la censura un attore può mostrare il volto mentre prova un orgasmo e il film non essere vietato mentre se è un’attrice a farlo, la pellicola viene automaticamente censurata.

L’idea distorta del piacere femminile

Libere di vivere il piacere a modo proprio?

La ricerca di appagamento e di piacere al femminile risulta ancora qualcosa di scomodo, non si concilia con l’idea di brava donna o mamma.

Sessualità, parto, mestruazioni e menopausa sono del resto considerate centrali per interpretare l’animo femminile.

L’autoerotismo è una pratica abituale e innocua per lui, una reazione a difficoltà, mancanze o incapacità per lei.

Sussiste in modo mitologico un dibattito sull’orgasmo femminile, se multiplo, clitorideo o vaginale. Punto G e preliminari.

E’ nato il farmaco soprannominato Viagra rosa per aumentare la libido di lei, allo stesso modo con cui è stata affrontata quella di lui.

Negli ultimi decenni le neuroscienze indagano attraverso PET e risonanza magnetica cosa succede nelle aree del cervello durante l’orgasmo, soprattutto quello femminile.

Circolano manuali che danno consigli alle donne su come gestire la propria sessualità, scoprirne i misteriosi segreti.

Come se il piacere fosse qualcosa da studiare al tavolino, da imparare attraverso una serie di pratiche. E l’orgasmo garanzia di soddisfazione.

Un recente studio, pubblicato su Psychology of Women Quarterly, rivista scientifica statunitense dedicata alle differenze di genere, rileva che le donne che leggono articoli di riviste popolari che raccontano in modo esplicito la sessualità, hanno meno probabilità di interpretare il sesso occasionale come un rischio.

Allo stesso tempo risultano più favorevoli a comportamenti sessuali assertivi, alla ricerca del proprio piacere.

I risultati suggeriscono che nei mass media proliferano rappresentazioni complesse e contrastanti della sessualità femminile che possono influenzare la cultura popolare: in senso costruttivo, di potenziamento ma anche problematico per lo sviluppo delle identità sessuali femminili, soprattutto delle più giovani.

I media e la cultura popolare sempre più sesso-orientati – e sesso- ossessionati – se da un lato promuovono informazione e responsabilizzazione, contemporaneamente veicolano messaggi che tendono a ricalcare modelli di sottomissione seduttiva (devo essere attraente per lui, devo migliorare il mio corpo) e di oggettivazione del corpo della donna, che di libertà sessuale hanno ben poco.

Il sesso come spazio di espressione

Fino a quando si parlerà di sesso come atto – e non come spazio, dimensione di espressione emotiva/affettiva – avremo un’idea impoverita dell’esperienza umana nel suo insieme.

Il modello lineare desiderio-eccitazione-orgasmo proposto dalla scienza evidentemente non funziona, soprattutto per la soddisfazione della donna, perché è molto meno goal-oriented dell’uomo.

In effetti gli ultimissimi studi suggeriscono che tra i generi possono esistere modi molto diversi di vivere la sessualità. Ed è importante sottolinearli.

Per migliaia di anni queste differenze sono state annullate da una società che ha attribuito basso valore al piacere femminile, negandolo e denigrandolo.

Un approccio più olistico e fluido alla sessualità è probabilmente un valore significativo che la donna può portare nella nostra cultura.

Brunella Gasperini per Psicologia24