Negli ultimi anni il numero di persone iscritte ai social media è cresciuto a ritmi vertiginosi.

Oggi in Italia si contano circa 28 milioni di utenti attivi solo su Facebook.

Questo fenomeno ha dato vita a un acceso dibattito sugli effetti che la socializzazione 2.0 produce sul benessere delle persone.

C’è chi sostiene che i social media abbiano allargato la nostra rete di amicizie, e chi, invece, li ritiene responsabili della fine dei rapporti umani veri.

Per questa seconda corrente di pensiero i social media ci hanno reso in definitiva più soli. Ma è davvero così?

Anni di ricerche scientifiche ci hanno insegnato che in molti casi, ma non tutti, il senso di solitudine è provocato dalla mancanza di tre ingredienti: senso di appartenenza, supporto emotivo e sociale, intelligenza emotiva e sociale. Di cosa si tratta? E soprattutto, sono ingredienti che vendono anche online?

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Senso di appartenenza

Ci si sente meno soli quando si appartiene a una comunità (di qualsiasi tipo e ampiezza).

Si condividono valori e obiettivi, si percepiscono confini entro i quali ci si sente sicuri, fiduciosi e solidali.

Quando ci si sente presi in considerazione, ascoltati e stimati. Ripagati (non in termini economici) e appagati per aver dato il proprio contributo.

Quando le memorie dei momenti più duri o più belli diventano collanti emotivi. Quando anche l’identità viene forgiata e l’io solitario si trasforma in noi.

Supporto emotivo e sociale

Ci si sente meno soli quando si sa di poter contare sul sostegno di un’altra persona.

Esistono quattro tipi di supporto emotivo e sociale che possiamo dare o ricevere: il supporto emotivo in senso stretto implica sentimenti di cura, affetto, fiducia e rispetto; il supporto strumentale riguarda le situazioni in cui si mettono a disposizione degli altri i propri beni o il proprio tempo, ad esempio quando si presta la macchina a un amico, o lo si aiuta durante un trasloco; il supporto informativo consiste nel dare informazioni utili o consigli; e infine il supporto alla valutazione si da attraverso feedback che permettono all’altra persona di auto-valutarsi (attraverso gli altri conosciamo e valutiamo anche noi stessi).

Intelligenza emotiva e sociale

Ci si sente meno soli se si ha intelligenza emotiva e sociale.

Questa forma di intelligenza può essere pensata come una scaletta con cinque gradini. Più si sale, più si riesce a vedere e capire.

Per raggiungere il livello più alto non si possono saltare gli step, ma vanno percorsi uno ad uno.

  • Autoconsapevolezza: ci si sente meno soli se prima di tutto si è con sé stessi, se si riconoscono le proprie emozioni e gli effetti che provocano, i punti di forza e debolezza, i limiti e le capacità, i desideri e le aspirazioni.
  • Autoregolazione: ci si sente meno soli se si possono stabilire relazioni sane con gli altri, quindi se si ha il controllo delle proprie emozioni, soprattutto quelle negative, se si mantengono standard di onestà e integrità morale, se ci si assume la responsabilità delle proprie azioni.
  • Motivazione: ci si sente meno soli se si fortificano le proprie ossa, se ci si impegna per migliorarsi e raggiungere standard di eccellenza, se si colgono le opportunità e si persiste nei propri obiettivi nonostante le difficoltà.
  • Empatia: ci si sente meno soli se ci si mette nei panni degli altri, si comprendono le loro emozioni, i punti di vista e i vissuti.
  • Social Skills: ci si sente meno soli se si comunica con gli altri nel modo giusto, se si ascolta apertamente e se i disaccordi vengono risolti nel rispetto delle opinioni di tutti, se si lavora insieme verso obiettivi e ideali comuni.

Se le interazioni sui social media riescano o meno a soddisfare questi criteri è qualcosa che ognuno di noi può valutare nella propria e intima consapevolezza di sé.

E se nonostante le ore spese a interagire sui social network ci si sente comunque un po’ soli, forse è il caso di alzare gli occhi dallo schermo e guardarsi intorno.