Acquisire le regole della vita quotidiana è importante per tante ragioni.
Le regole facilitano la convivenza, danno sicurezza e punti di riferimento; favoriscono inoltre il processo di adattamento alla vita sociale e relazionale.
E’ come se rappresentassero i binari dentro cui canalizzare le energie: senza di esse il treno può deragliare.
Perché è così difficile trasmettere le regole?
Essenzialmente per due motivi:
1. le regole hanno un carattere di costrizione e di fatica;
2. le regole vengono trasmesse in modo non corretto.
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Atteggiamenti utili per trasmettere le regole con efficacia
Esprimere le regole al positivo: se si vuole comunicare ad un bambino di non picchiare il fratellino, sarà meglio suggerirgli un paio di comportamenti da tenere con lui, piuttosto che dirgli cosa non deve fare.
Essere sintetici: dare le regole con dolcezza e fermezza, senza lamentarsi di eventuali comportamenti negativi tenuti dal bambino in passato.
Naturalmente, il bambino può fare o non fare ciò che gli chiediamo (ricordiamoci sempre anche dell’età del bambino a cui ci stiamo rivolgendo!). Se il bambino non lo fa, possiamo iniziare a fare la cosa che ci aspettiamo con lui.
Essere concreti: devi essere più buono…; non essere cattivo…: cosa vogliono dire esattamente i termini bontà, cattiveria, rispetto? E’ meglio esprimersi in modo concreto.
Va specificato con attenzione il contesto in cui si inserisce ciò che stiamo dicendo. Es: Devi essere buono, devi salutare la nonna quando entra…; Quando hai finito di giocare, metti le macchinine nel contenitore…
Dare le regole al momento giusto: se la regola viene trasmessa o ripetuta in contesti in cui si sta rimproverando il bambino perché l’ha violata, l’atmosfera del rimprovero si trasferisce anche alla regola.
L’alternativa è parlare delle regole nei momenti piacevoli, quando si sta bene insieme.
Dare poche regole: è buona cosa limitare il numero delle regole a 4 o 5.
Questo consente di aiutare i bambini a focalizzare l’attenzione su ogni singola regola e ad interiorizzarla.
Potrebbe essere utile presentare le regole in un ordine che ricalca la sequenza cronologica, suggerendo il comportamento appropriato durante i vari momenti della giornata.
E’ importante che gli adulti esplicitino alcune delle regole che seguono loro e che le mantengano.
L’importanza della coerenza tra genitori: capita che i due genitori non abbiano la stessa visione delle cose o dell’educazione dei propri figli.
Spesso, uno dei due genitori si assume il ruolo di persona più permissiva e l’altro di persona più normativa.
I bambini, soprattutto nei primi anni, non sono in grado di comprendere la relatività dei punti di vista. In questa situazione, la regola non viene interiorizzata.
Se le fonti di informazione più importanti danno versioni diverse, le regole stesse diventano discutibili.
Inoltre, quando capita che il bambino trovi difficile seguire una regola, imparerà ad andare a rifugiarsi dal genitore che non trova fondamentale quella regola.
Creare riti e rituali: il rituale ha una grande funzione riparativa; non c’è niente di più facile per un bambino che adeguarsi ad un rituale, perché da contenimento e sensazione di certezza. Naturalmente, esiste anche un’educazione al rituale.
Le regole devono mutare nel tempo rispetto alle diverse tappe dello sviluppo del bambino.
Un’altra strategia per far imparare le regole e instaurare una buona relazione col proprio figlio è quello di sottolineare le qualità positive del bambino, sempre spiegandone il perchè. Ad esempio: Sei stato proprio bravo, perché sei stato gentile con il tuo amico.
Il bambino può non capire subito la regola, chi lo educa può aiutarlo:
• dandogli istruzioni specifiche e non vaghe (sistema i tuoi giochi è molto più efficace di non farmi arrabbiare!);
• dare un’istruzione per volta (vestiti! e non lavati, vestiti, prepara i libri…);
• ripetere anche più volte le regole senza rabbia e, quando la regola non viene rispettata, sottolineare cosa non è andato bene e suggerire come potrebbe fare il bambino per comportarsi correttamente;
• essere un buon esempio per il proprio figlio.
Errori da evitare:
• Incoerenza: castigo e consolazione. Uno degli errori più diffusi nei genitori è l’incoerenza nelle sue diverse forme. Per educare un bambino, i genitori devono essere loro stessi i primi a non infrangere i patti e le regole che hanno stabilito. C’è chi un giorno è indulgente e un altro no: così il bambino non capisce perché lo stesso comportamento un giorno va bene e l’altro no, oppure perché un giorno passa inosservato ed un altro viene castigato.
• Le decisioni prese dai genitori devono essere chiare: entrambi concordi sul da farsi, così da evitare confusione e disorientamento nel bambino. Accade molto più spesso di quanto si possa immaginare che il bambino venga rimproverato e messo in castigo per un motivo giusto e grave da un genitore o da entrambi, e che poi dopo un breve, brevissimo tempo, lo si vada a consolare e coccolare.
Se ciò accade sempre, diventando una modalità abituale, genera confusione e diseducazione. Ma che cosa accade in questo caso? Può insorgere nel genitore il senso di colpa per ciò che è accaduto e per aver sgridato il bambino.
Il senso di colpa muove nel genitore un conseguente comportamento riparativo che porta al consolare, coccolare il bambino. Questo è altamente incoerente e sbagliato.
Il limite, la regola, il divieto rappresentano inevitabilmente delle frustrazioni, sia in chi li dà, sia in chi li riceve: se il genitore non riesce a gestire tali frustrazioni come potrà essere di esempio per il bambino? Inoltre un rimprovero subito rimangiato genera confusione e tali comportamenti genitoriali potrebbero diventare un al lupo, al lupo! a cui il bambino non crederà più.
Quando però un genitore si accorge di essersi comportato in modo non solo incoerente, ma anche ingiusto, punendo il bambino per una cosa da nulla, è importante che sappia riconoscerlo subito: Mi dispiace: ho sbagliato. Oggi sono molto stanco e ho perso la pazienza. E’ bene che il bambino sappia che anche ai genitori può capitare di sbagliare.
• Lasciar correre: non dire nulla, far finta di niente o giustificare tutto non va bene. I genitori che non si arrabbiano mai, lanciano al bambino un messaggio di indifferenza e disinteresse.
• La minaccia: se lo rifai ancora una volta, a volte la minaccia si trasforma nella vera e propria esigenza di fare ciò che è proibito.
Si tratta di una vera e propria sfida all’autostima e all’autonomia del bambino.
Alcune si presentano sotto forma di minacce-ricompense che poi il genitore non riesce a mantenere: se farai i compiti, ti porterò al parco. E poi ci si dimentica, suscitando nel bambino aspettative disilluse.
Elisa Oliva per Psicologia 24